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Materiali biodegradabili e compostabili: qual è la differenza?

Giugno 26, 2024

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Biodegradabile e compostabile non sono sinonimi, anche se spesso sono trattati come tali. Nel mare magnum dei materiali ecologici c’è spesso confusione a riguardo, soprattutto in termini di smaltimento. Cosa buttare dove? Come faccio a capire cosa va nell’umido, per esempio? Iniziamo dal principio: la chiave per capire la differenza tra compostabile e biodegradabile sta principalmente nei tempi di smaltimento.

Compostabile o biodegradabile: tempi e modi di decomposizione

La normativa europea stabilisce che un materiale compostabile deve decomporsi almeno per il 90% entro tre mesi, quello biodegradabile entro 6 mesi.

Non solo: il compostabile, alla fine del processo industriale di smaltimento, deve potersi trasformare in compost, un concime naturale.

Il materiale biodegradabile, invece, si definisce tale nella misura in cui viene degradato da agenti fisici naturali in acqua, anidride carbonica o metano. Senza trasformarsi necessariamente in compost. In altre parole, un materiale compostabile è anche biodegradabile, mentre un materiale biodegradabile non è anche compostabile. Un modo semplice per capire come gestire in modo corretto la raccolta differenziata è conoscere i materiali ecologici più importanti.

Bioplastica: cos’è?

È facile scambiarla per plastica: stessa consistenza, medesima trasparenza, identica resistenza. In realtà, plastica e bioplastica condividono solo parte del nome: la prima è derivata dal petrolio, la seconda da polimeri di origine vegetale, come amido di mais, manioca, canna da zucchero e barbabietola da zucchero. Tutte le tipologie di bioplastiche sono realizzate con materie prime rinnovabili e possono essere sia compostabili che biodegradabili. I vantaggi dell’uso delle bioplastiche sono molteplici: per l’ambiente, perché viene biodegradata in meno di 12 settimane, e per la nostra salute. Il motivo? Rispetto ai materiali plastici tradizionali, le bioplastiche emettono meno gas tossici come il metano.

PLA: bioplastica compostabile

Un esempio è la PLA, una bioplastica compostabile che in fase di incenerimento nelle discariche produce più calore di legno, giornali e scarti alimentari, non produce gas volatili e lascia pochi residui.

Come capire dove smaltire la PLA?

Per essere smaltita nella raccolta dell’umido e diventare compost, la bioplastica deve riportare la dicitura “compostabile” o avere uno dei simboli dedicati (come ok compost) secondo la normativa vigente.

Carta, cartoncino e legno

La carta (insieme a cartoncino e legno) è il materiale per eccellenza di origine vegetale, il cui smaltimento segue regole differenti in base al comune di residenza. In generale viene smaltita nell’apposita raccolta, ma ci sono casi in cui, se sporca, può essere conferita nel sacchetto dell’umido (che si tratti di cartoni della pizza o fazzoletti sporchi). Gli imballaggi di carta e il cartoncino puliti vanno invece conferiti nella raccolta della carta. Gli imballaggi misti di carta e bioplastica possono essere smaltiti nell’umido, a patto di riportare uno dei simboli “compostabile”.

 

Bagassa: cos’è?

La bagassa è un materiale proveniente dalla macinazione e dalla spremitura della canna da zucchero. Gli scarti della lavorazione che compongono questo materiale biodegradabile e compostabile sono la parte fibrosa e la scorza della canna. È spesso utilizzato come sostituto del polistirolo e le caratteristiche tecniche lo rendono un materiale ideale per le stoviglie ecologiche: può essere utilizzato nel microonde e nel freezer.

Compostabili: dove si buttano?

I materiali compostabili, quelli che, per esempio, trovi esplicitamente indicati come tali nel nostro catalogo di food packaging ecologico e che puoi anche comprare online sul nostro e-commerce, si buttano nell’umido.

Imballi alimentari in generale: dove si buttano?

Diciamo che non tutto il mondo si è ancora adeguato e che non tutti hanno food packaging compostabile. È bene sapere, allora, come comportarsi.

Tutti i simboli per capire dove buttare gli imballi

Tutti gli imballi alimentari (e non) dovrebbero avere un simbolo, un’icona molto riconoscibile che ti guida a un corretto smaltimento dei rifiuti.

Partiamo dal caso in cui non si può differenziare. Quando vedi l’icona che raffigura un omino che butta qualcosa in un cestino, come quella che vedi qui, significa che non puoi differenziare: non ti resta che buttare il contenitore nel residuo secco, cioè nell’indifferenziata.